JOAN ISAAC

Verrai



Verrai accompagnata dalla mano di velluto della pioggia incantata,
verrai a cavallo, al galoppo, di qualche sole invernale,
verrai come sempre all’improvviso,
su quel treno di mezzanotte,
verrai se si pettina indolente la luna nel mare.

Verrai dalle ceneri del fuoco degli amori che finiscono,
verrai su per i fianchi d’un corpo generoso e innamorato
come un incendio di colori,
quando nei giardini esplodono fiori,
verrai dal silenzio infinito dei cipressi delle valli.

Verrai dal desiderio,
dal dolore, dalla morte, da un viaggio,
verrai mentre volano aquiloni nel cielo azzurro di Kabul,
da un libro, da un pianto,
dal dubbio spento,
verrai dal bacio più amaro d’un addio di stazione.

Ti aspetto paziente come un bambino seduto davanti alla porta
che anela che piovano stelle nelle notti brevi d’estate,
sono un uccello senza nido,
sono un letto senza fiume,
mi uccide l’attesa ma so che qualche giorno verrai.

Avrai la bellezza selvaggia della spiaggia nascosta,
avrai i profumi d’oriente dei mercati di strada,
sarai la velatura del mio veliero,
il mio riposo se diverrò vecchio,
ti nascondi gelosa e giochi, e giochi con me.

Sarai la canzone
più riuscita che mai abbia scritto,
la frutta più dolce dell’albero, il frutto proibito,
muoio per te,
per te sola vivo,
dimentico tutto quando ti cerco di giorno o di notte.